domenica 29 marzo 2015

La Francia al voto sperimenta il collegio binominale: 50% di donne e uomini nelle assemblee amministrative

Dal collegio uninominale a quello binominale. Con le elezioni dipartimentali (oggi si vota per il secondo turno) la Francia sperimenta la sua nuova legge elettorale che darà vita ad assemblee amministrative perfettamente paritarie. 
Assemblee, cioè, tutte formate al 50 e 50 da uomini e donne. Qualunque saranno i risultati e i partiti che le vinceranno nei vari dipartimenti. Perché la nuova legge prevede che in ogni collegio corrano per ogni partito non più un solo candidato ma due, di genere diverso, ossia un uomo e una donna.
Immagino che a risultato definitivo, così come è accaduto già al primo turno, notizie e commenti si limiteranno a spiegarci i motivi della probabile vittoria del partito di Sarkozy o di Le Pen, e la sconfitta dei socialisti che in molti dipartimenti sono stati esclusi dal secondo turno. Per dare zero notizia, invece, su questo inedito sistema elettorale - varato proprio per colmare la scarsa presenza delle donne nelle assemblee elettive, sia a livello nazionale che amministrativo.
La nuova legge (n° 2013-403 del 17 maggio 2013), fortemente voluta dall'allora ministro degli interni e attuale premier Manuel Valls, è semplice. Ricalca quella con la quale si elegge l'Assemblea Nazionale (il Parlamento francese), ossia un sistema maggioritario a doppio turno con collegi uninominali. Ossia un candidato per ogni partito che si confrontano e si contendono la vittoria nei vari collegi elettorali. 
Stavolta invece una coppia di candidati, un uomo e una donna, per ciascun partito e ciascun collegio. Vittoria e sconfitta a due e assemblee dipartimentali perfettamente paritarie, composte al 50% da donne e uomini.
Il nuovo sistema elettorale (qui il LINK per chi vuol saperne di più) per ora riguarda appunto sole le elezioni amministrative, ad esclusione di Parigi, Lione, Guiana e Martinica.
Una legge che di fatto impone ai partiti una profonda trasformazione. Da luoghi prevalentemente - se non esclusivamente- maschili a misti, dove sarà fondamentale la presenza e la crescita di quadri dirigenti e leadership femminili. 

E col tempo anche la cooptazione, che comporta il rischio di mortificare capacità e competenze, lascerà il posto alla meritocrazia, visto che la posta in gioco è la capacità delle candidate ( e candidati) di attrarre elettrici ed elettori, ossia voti.
La Francia ha scelto di partire dalle assemblee dipartimentali e municipali, ma non si esclude di modificare in questo senso anche la legge per l'elezione dell'Assemblea nazionale. In Italia invece, se l'Italicum non subirà variazioni nel passaggio alla Camera, si realizzerà un sistema paritario nelle liste e nella competizione elettorale con la doppia preferenza di genere. Doppia preferenza che, se è stata sperimentata con buoni risultati nelle comunali, è pochissimo applicata a livello regionale. Strenua l'opposizione della compagine maschile nella stragrande maggioranza delle Regioni. In Puglia - ad esempio, dove si voterà a maggio, la proposta è stata bocciata per la seconda volta e il tanto decantato federalismo si è tristemente coniugato con una irragionevole ed anacronistica difesa del maschilismo.
Cinzia Romano

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