sabato 20 dicembre 2014

Cadere vittime e fare vittimismo. Bontà e buonismi. Etica e moralismi. Verità e caricature. E la forza delle donne

Sai cosa... tra l'essere vittime di qualcosa e fare vittimismo c'è grande differenza. Tra essere buoni e buonisti c'è la stessa differenza. Ed è la stessa che intercorre fra essere moralimoralisti. Eccetera. Una differenza che chiama in ballo la verità contro la sua caricatura. A pochi giorni dal processo del massacratore di sua figlia, un padre ha postato su fb le foto della ragazza in coma scrivendo: «..mancano poche ore dalla sentenza su quell’essere, voglio pubblicare la foto di come è stata ridotta Chiara: solo per ricordare che la vittima sarà per sempre lei». Lui ha ragione; e se ci sono dubbi intendiamoci bene sulle parole:
L'ex "fidanzato" picchiatore Maurizio Falcioni è stato condannato a 20 anni. Il padre in lacrime ha concluso: l’incubo non è finito; ora devo tornare da mia figlia che è in condizioni disperate. Come lei tante altre: se le vittime da femminicidio sono cancellate dalla faccia della terra, le sopravvissute sono spesso rovinate per sempre; per non parlare dei sopravvissuti rappresentati dalla scia di orfani. Credete davvero che il problema sia il vittimismo? Eppure tocca parlare di questo. Ringraziando Lorella Zanardo, useremo qui le sue parole:
C'è un fenomeno preoccupante ed è rappresentato dalle donne che temono di essere accusate di vittimismo. Tempo fa ad un'importante premiazione la direttrice di una agenzia di pubblicità, che fino a quel momento aveva tessuto le lodi del nostro lavoro, mi si avvicina e dice sottovoce "Zanardo lei ha ragione. Però non dobbiamo troppo lamentarci perché penseranno che siamo vittime, deboli". "Penseranno chi?" chiedo io sapendo che la risposta sarebbe stata "gli uomini". Solitamente chi teme di apparire debole è in effetti debole. Lo dico con grande comprensione. Ma divento meno comprensiva quando chi è affetto da debolezza, denigra l'operato altrui per non avere dinnanzi a sè la dimostrazione che "si può fare". Tra piangersi addosso e lavorare per i propri diritti c'è molta differenza.
Se una donna si lamentasse tutto il giorno dei pochi diritti riservati al suo genere, sarebbe indubbiamente afflitta da vittimismo. Se molte donne combattono con coraggio e come leonesse per affermare i propri diritti, non sono affette da vittimismo, come è evidente. Il motivo per cui molte donne temono di essere giudicate lagnose e vittime quando si battono per i propri diritti è che non sono sufficientemente forti da accettare la mancanza di consenso da parte del genere dominante. Sarebbe come affermare che Martin Luther King o Nelson Mandela avrebbero dovuto abbandonare la loro battaglia perché giudicati rompiscatole, litigiosi e afflitti da vittimismo da parte dei bianchi wasp. Avere troppo bisogno di consenso è un segno di debolezza. Che non va criticato, succede. Ma va combattuto. Cioè noi donne dobbiamo essere in grado di conoscere noi stesse a sufficienza da comprendere quando le nostre azioni sono dettate dal bisogno insopprimibile di ottenere il plauso del gruppo dominante. Se è così, bisogna lavorare per aumentare la nostra autostima e la nostra centratura ed essere in grado di sopravvivere senza il consenso, che è raro nei processi di cambiamento. Chi necessita di approvazione ha una via sicura da seguire: il conformismo e l'adeguamento allo status quo. Mi risulta sempre difficile leggere i commenti su pagine di lettrici che affermano "ma questa pagina è letta da una alta percentuale di donne!" quasi a sottendere che solo le pagine lette dagli uomini siano valide. E naturalmente nessun giornale letto principalmente da uomini si fa problemi perché scarseggiano lettrici donneChiamasi insicurezza. E va bene, ma bisogna lavorarci e non distruggere il lavoro di quelle che l'insicurezza l'hanno gia combattuta. Noto anche che ogni volta che scriviamo di femminicidio, ci sono sempre lettrici che commentano "si' si'. ma però non tutti gli uomini sono così eh! non dobbiamo scagliarci contro gli uomini"Io [e noi tampoco, ndr] non ho mai considerato gli uomini come un problema né l'ho mai scritto. Queste lettrici proiettano verso me una loro insicurezza. Che - perdonatemi - riassumo nell'esempio del cane che porta in bocca le pantofole al padrone per ricevere una carezza. Io le carezze le ho sempre desiderate, e ricevute, senza portare scarpe in bocca ad alcuno. Informo anche le più giovani che, anche in Italia, ci sono uomini che sono attratti dalle donne forti e orgogliosamente dedite a non farsi sottomettere. Insomma vi assicuro che la forza positiva in una donna è spesso dote affascinante per molti uomini.  Dunque andiamo avanti e - se vi viene paura di essere vicino, troppo vicino, al prendere in mano la vostra vita - e la vera indipendenza vi fa battere i denti, perché signifIca sperimentare come si sta sulle proprie gambe al mondo…

… fatevi forza che è quella la strada giusta. Lorella Zanardo

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