sabato 12 marzo 2016

Ieri mi hanno uccisa; ma tu sei ancora viva: e allora ti chiedo

Io non sono più qui. Ma tu si, tu ci sei. Ti chiedo per me, e per tutte le altre donne che hanno messo a tacere, per noi che siamo state ammutolite, la vita distrutta, ti chiedo di alzare la voce. 

Ieri mi hanno uccisa. Mi sono rifiutata di farmi toccare, e con un bastone mi hanno sfondato il cranio. Mi hanno accoltellata e lasciata morire dissanguata. Come spazzatura mi hanno infilata in un sacco nero di polietilene, avvolta di nastro adesivo e gettata su una spiaggia, dove ore più tardi qualcuno mi ha trovato.

Però, ancor peggio della morte, è stata l'umiliazione che è venuta dopo. Non appena han trovato il mio corpo inerte, nessuno si è chiesto dove fosse il criminale che ha distrutto i miei sogni, le mie speranze, la mia vita. No, invece hanno iniziato a farmi domande inutili. A me, lo immaginate? Una morta, che non può parlare, che non può difendersi.

Com'eri vestita? Perché andavi in giro da sola? Com'è che una donna si mette in viaggio senza compagnia? Sei andata in un quartiere pericoloso. Che ti aspettavi?

Hanno rinfacciato ai miei genitori di avermi dato ali, di aver permesso che fossi indipendente, come qualsiasi essere umano. Hanno detto che sicuro ci drogavamo e ce la siamo cercata, che abbiamo fatto qualcosa di sbagliato, che loro avrebbero dovuto controllarci.

E solo da morta ho capito che no, che per il mondo io non sono uguale a un uomo. Che morire è stata colpa mia, e sempre lo sarà. E che, se fossero stati uccisi due giovani viaggiatori la gente, con la sua falsa e ipocrita doppia morale, farebbe condoglianze chiedendo una pena più severa per gli assassini.
Ma se sei donna, si minimizza. Diventa meno grave, perché certo, gliel'ho chiesto io. Facendo quello che volevo io ho trovato quel che mi meritavo: per non essere sottomessa, per non voler restare a casa mia, per investire i miei soldi nei miei sogni. Per questo e molto altro, mi hanno condannato.
Io non sono più qui. Ma tu si, tu ci sei. E sei donna. E devi sorbirti che ti seguano scorticandoti con lo stesso discorso del "farti rispettare", che è colpa tua che ti urlino addosso, che ti vogliano toccare / leccare / succhiare i genitali in strada perché indossi gli short con 40 gradi di temperatura, che se viaggi da sola sei una "pazza" e molto probabilmente se ti succede qualcosa, se calpestano i tuoi diritti, te la sei cercata.
Ti chiedo per me, e per tutte le altre donne che hanno messo a tacere, per noi che siamo state ammutolite, la vita distrutta, ti chiedo di alzare la voce. Andiamo a combattere; io sarò al tuo fianco, nello spirito, e ti prometto che un giorno diventeremo così tante, che non esisteranno abbastanza sacchi neri in cui ficcarci tutte. 
[Guadalupe Acosta, nel nome di Maria Coni e Marina Menegazzo, assassinate mentre viaggiavano insieme - senza maschi = sole. Come l'artista Pippa Bacca, giustiziata per la colpa di viaggio-da-sola-vestita-da-sposa]


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