domenica 1 giugno 2014

Per un'informazione corretta e non misogina: rispondo a Roberto Giardina su Jugendamt

Roberto Giardina scrive da Berlino, per Italia Oggi, un articolo, dal titolo "coccole come ceffoni", che mi chiama direttamente in causa; e al quale devo pertanto rispondere. Perché parla dello Jugendamt (organismo che, purtroppo, conosco molto bene), perché cita la mia storia, e perché non è obiettivo; anzi, secondo me è anche intriso di misoginia (aggravata da esterofilia filogermanica) e fuorviante sul piano dell'informazione.
No, signor Giardina, così no; il suo articolo ha bisogno di qualche puntino sulle i.
• A partire dal fatto che, secondo la Cassazione, la signora non “aveva affatto violato la legge” (sentenza n. 12293-10) perché il genitore che non esercita l’affido non ha titolo per chiedere il rimpatrio. Certo cercare la verità a volte è molto laborioso, basterebbe però almeno sospendere il giudizio su vicende che non si conoscono con esattezza.
• Dice Giardina che “Il padre, controllarono anche le nostre autorità, li trattava benissimo, e i due piccoli erano contenti di vivere con lui”. Ah si? e chi lo ha detto? La verità è che i bambini non sono mai stati ascoltati dal tribunale per i minorenni italiani. Peraltro, in questo spezzone di video (l'unico che siamo riusciti a scaricare dai siti delle stesse TV tedesche, che nei commenti attaccano il  genitore italiano) le immagini dicono molto e contraddicono le parole: il gesto di un figlio che allontana infastidito il braccio che il genitore gli posa sulla spalla, non è per nulla coerente con quanto viene affermato, sembrerebbe piuttosto evidenziare il contrario, il disappunto per essere stato condotto a vivere dove e con chi non vuole stare. Ma pensare che si possa non voler vivere in Germania ad alcuni (e non solo tedeschi) appare evidentemente difficile.
• L’articolo continua con un'altra allusione inaccettabile: “meglio vivere isolati e perdere la scuola che essere allevati da un papà tedesco e, quindi, «nazista»”, che si lascia intendere vada attribuita alla “signora milanese” - che invece non ha mai né pronunciato, né alluso a un simile concetto.
 Comunque è vero, le madri non hanno sempre ragione. Infatti tutte le associazioni che sostengono i genitori non-tedeschi (C.S.IN. Onlus Sportello Jugendamt, Enfants Otages, CEED, Best Interest of the Child, ecc…) non fanno differenze tra genitori, mamme e/o papà che siano:

• Come non ne ha mai fatte “la signora milanese”. Di più: è lei che ha aiutato alcuni padri a far rientrare in Italia i figli sottratti da ex-compagne tedesche che (proprio in quanto ex compagne tedesche di uomini italiani), avevano già messo in moto quel meccanismo di Stato che trasforma in un atto legale ogni sottrazione verso la Germania. Perché nessun altro è andato in aiuto di questi padri? A quanto pare solo la “signora milanese” è riuscita dove gli altri hanno sempre fallito; dunque una donna che sa aiutare gli uomini meglio di altri uomini? chissà; forse per alcuni è difficile da digerire.
• Vero, peraltro, che “lo Jugendamt non fu creato dai nazisti ma risale all'inizio dell'altro secolo”: ma la signora milanese qui biasimata non ha mai detto ciò; segnala invece che Himmler, in epoca nazista, ristrutturò lo Jugendamt nella sua forma attuale (oggi sono i nostri figli a pagarne le conseguenze). E se anche l’italiano, come la matematica, non è un’opinione, basta leggere per verificare.  
• Infine, in una sorta di truffa finale ai lettori, si mescolano vicende a casaccio a sostegno di tesi arbitrarie: Roberto Giardina cita l’esempio di Claudia Renneberg, che peraltro non ha nulla a che vedere con la vicenda della “signora milanese” che si batte contro un sistema e non contro i padri. Comunque, secondo Giardina, questa signora avrebbe sottratto il figlio al padre
Falso! Chi sa il tedesco consulti i numerosi video e articoli disponibili in rete; la Renneberg aveva invece ripreso il figlio che era stato dato ad una famiglia affidataria, poi, dopo mesi di fuga, si era consegnata alle autorità e attualmente vive in una struttura insieme al proprio figlio. Interessanti i commenti dei lettori tedeschi, tutti a sostegno di questa donna e contro un sistema che appare a molti completamente fuori controllo, il sistema dello Jugendamt.
In conclusione complimenti, sig. Giardina: ritengo che lei abbia manipolato fatti e situazioni per adattarli alle sue tesi, senza attenzione alla sofferenza di tanti bambini binazionali e dei loro genitori. E, personalmente, penso che Italia Oggi dovrebbe richiedere maggior attenzione ai propri corrispondenti esteri.
“La signora milanese” da lei citata, Marinella Colombo

1 commento:

  1. VERO il pezzo del sig Giardina è misogino si vede che sente qualche bisogno di rivalsa: che c'entrava quel finale delle mamme-streghe intorno alla piscina? e con tutta la faccenda? cos'è, anche questa storia è colpa delle donne cattive? http://www.corritalia.de/Dettaglio.26+M5570e4f7748.0.html
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