giovedì 12 dicembre 2013

Dopo le primarie Pd, lettera a Matteo Renzi

Caro Matteo Renzi, 
lei ha vinto le primarie, è il nuovo segretario PD. Ha promesso di far cambiare verso all'Italia. In molti e in molte le hanno creduto. Ha iniziato nominando alla segreteria del partito 7 donne. Buon inizio! Ma il verso va cambiato in profondità

Le donne, la loro vita, la loro forza, sono una realtà sommersa che non può più essere né ignorata, né usata come vessillo. Le donne sono andate avanti in questi anni, spesso nel silenzio della politica, come giocoliere, affrontando una vita a più piani che hanno cercato di tenere insieme da funambole, completamente sole: lavoro, figli, cura.
Per cambiare davvero verso, vorremmo dirle che occorre partire dalla loro realtà e dalla loro vita materiale. Occorre far entrare il corpo e la differenza delle donne nella piena cittadinanza e nel mondo del lavoro. Occorre far entrare, in questo modo, l'Italia fra le grandi democrazie europee.
Il paese che noi vogliamo mette al centro i talenti, le competenze, le energie delle donne. E per farlo parte dalle proposte che “Se Non Ora Quando?” ha fatto alla politica tutta, a partire dalla grande manifestazione del 13 febbraio del 2011. 
Tra queste, alcune ci stanno molto a cuore.
Vogliamo che sia data priorità al problema della precarietà del lavoro, che ottunde l'orizzonte esistenziale di milioni di giovani e si abbatte con una specificità tutta particolare sulle giovani donne. Una donna incinta con un contratto a progetto può perdere il lavoro, e qualunque tutela, da un giorno all'altro, senza preavviso. Come può anche solo immaginare di progettare una maternità? 
• Vogliamo che ogni giovane donna possa invece scegliere se e quando divenire madre, che la tutela della maternità sia estesa a tutte le donne, indipendentemente dal tipo di contratto di lavoro. Crediamo che questo paese, se lo si decide, saprà trovare le risorse per corrispondere un assegno di maternità universale, a carico della fiscalità generale, per 5 mesi, a tutte le nuove madri.
• Ma vogliamo anche che sia chiaro che i figli si fanno quasi sempre in due. Crediamo che la strada dei congedi di paternità sia stata percorsa per un tratto troppo breve, e che si debba andare molto più avanti. Inoltre, nel paese che sogniamo ognuno pulisce dove ha sporcato: la divisione del lavoro domestico deve diventare paritaria. Per fare questo serve la lotta agli stereotipi di genere ma serve anche un mondo del lavoro ripensato oltre i ruoli tradizionali dei due sessi.
•  Vogliamo che il contrasto della violenza di genere non si fermi alle misure di pubblica sicurezza ma scavi a fondo nelle sue radici. Questo significa anche contrastare le rappresentazioni degradanti delle donne nei media, e insieme la loro cancellazione dalla storia e dalla cultura del nostro paese. Vogliamo cambiare verso partendo dal riconoscimento e dal racconto della forza, dell'autonomia e della libertà delle donne. Prevenire la violenza contro le donne non sarà possibile se non si trasmette loro autostima, e pensiamo in particolare alle ragazze.
• Vogliamo che l'educazione, su cui lei ha speso molte parole nel suo discorso della vittoria, sia posta davvero al centro di un progetto di risanamento del paese. Cominciamo dai programmi scolastici, che descrivono un mondo creato e gestito da uomini, in cui le donne stanno a guardare. Le poetesse, le storiche, le scienziate, le filosofe che hanno fatto la storia di ieri e di oggi, sono un perno essenziale nel progresso dell'umanità. Pretendiamo che trovino cittadinanza nella scuola italiana, che le ragazze possano rispecchiarsi in loro, e i ragazzi arricchirsi e non avere paura, attraverso la loro conoscenza, della differenza e della forza delle donne.
Infine, abbiamo scritto qualche mese fa al segretario uscente Epifani per dire che siamo stanche di timidezze e tentennamenti sulla piena applicazione della legge 194. È ora che almeno il centrosinistra metta mano seriamente a quella che è ormai un'emergenza: la mancata applicazione di una legge dello Stato che, come mostrano i dati, dal 1978 a oggi ha fatto diminuire drasticamente il numero degli aborti, oltre ad aver tutelato la salute delle donne e il loro diritto all'autodeterminazione.

Pensare una riforma del lavoro e un welfare a misura di donna, di donna e non della famiglia, cambiare il verso della vita delle donne, cambiarne il racconto, fare dell'Italia un paese per donne: è questo il primo passo per fare cambiare verso a questo paese. 
Sogniamo un paese in cui nessuna giovane lavoratrice debba dire:“Per fortuna non ho figli, in cui nessuna donna si debba sentir dire“Se vuoi fare carriera non dovevi fare figli”, come ci hanno raccontato in molte nella video inchiesta partecipata che abbiamo realizzato un anno fa e che ci permettiamo di inviarle, come augurio, incoraggiamento e forse fonte di ispirazione e di conoscenza, seppure parziale, del nostro paese. Perché le donne sono il paese. 
Buon lavoro!

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