venerdì 7 giugno 2013

Contro l'inesorabile processo di vanificazione della Legge 194: Laura Puppato presenta mozione al Senato, sottoscritta da diversi partiti

6 giugno 2013 La mozione al Senato, si rifà all'ultima relazione sullo stato di attuazione della 194,  come già quella precedente presentata da SEL alla Camera, ed è proposta da Laura Puppato e firmata da senatori di diversi partiti.
IL SENATO, PREMESSO CHE:

• l’ultima Relazione sullo stato di attuazione della legge n. 194 del 1978 (Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza) presentata al Parlamento dal Ministro della salute il 9 ottobre 2012) riporta – tra le altre informazioni - i dati definitivi sull’obiezione di coscienza esercitata da ginecologi, anestesisti e personalenon medico nel 2010;

• i dati che emergono sono molto preoccupanti e pongono una seria riflessione sulla garanzia e sulla qualità del servizio per l'interruzione della gravidanza disciplinata dalla legge n. 194 del 1978. Dalla Relazione delMinistro Balduzzi, infatti, si evince che in Italia ben il 69,3% dei ginecologi del servizio pubblico è obiettore di coscienza. 
In pratica quasi sette medici ginecologi sudieci sono obiettori, in una tendenza cheappare inoltre in continua crescita. 
Se si analizzano i dati su baseterritoriale troviamo che, ad eccezione della Valle d’Aosta (dove i ginecologi obiettori sono solamente il 16,7%), le percentuali regionali non scendono mai al di sotto del 51,5%. I dati medi aggregati per Nord, Centro, Sud e Isole indicano percentuali di ginecologi obiettori di coscienza pari rispettivamente al 65,4%; 68,7%; 76,9%; 71,3%. 
In particolare le Regioni dove l’obiezione è più alta sono le seguenti: Lazio 91%, Puglia 89%,Molise 85.7%, Campania 83.9%, Alto Adige 81.3% e Sicilia 80.6%;

• recentemente l’associazione LAIGA (Libera Associazione Italiana dei Ginecologi per l’Applicazione della legge194), dopo un monitoraggio sullo stato di applicazione della legge n. 194, ha denunciato uno scollamento fra i dati ufficiali contenuti nella relazione al Parlamento del precedente Ministro della salute e i dati reali raccolti dall’associazione stessa. 
Inparticolare, nella regione Lazio, in ben 10 strutture pubbliche su 31 non è nemmeno più possibile accedere alleinterruzioni di gravidanza. La stessa associazione ha evidenziato inoltre ilrischio reale che nell’arco dei prossimi 5 anni, resti operativo un numero dimedici non obiettori non superiore a 150 per tutto il territorio nazionale;

• i pochi medici non obiettori rischiano di vivere oggi una specie di segregazione professionale, inquanto costretti a fare in prevalenza aborti rispetto ad altri interventi in sala operatoria;

• nell’ottobre 2012 la Ong International planned federationeuropean network, con il supporto dell’associazione LAIGA, ha presentatouna denuncia contro l’Italia al Comitato europeo dei diritti sociali delConsiglio d’Europa, ritenendo la legge n. 194 del 1978  non in grado di garantire il diritto all’interruzione della gravidanza, e quindi il diritto delle donne alla salute ed a non essere discriminate. Tale ricorso è stato ritenuto ricevibile;

• molte strutture ospedaliere, per garantire l’applicazionedella legge, ricorrono a specialisti esterni convenzionati con il sistemasanitario ed assunti esclusivamente per le interruzioni di gravidanza (medici SUMAI), o a medici “a gettone”, con un significativo aggravio di costi per il Sistema Sanitario Nazionale;

• a livello nazionale, la principale conseguenza di un numero così elevato di obiettori di coscienza è quella di rendere sempre più difficoltosa la stessa applicazione della legge n. 194, con effetti gravemente negativi sulla funzionalità dei varienti ospedalieri (e quindi del sistema sanitario nazionale) che si riflettonosulle donne che devono ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza (eche spesso si traducono in aborti drammaticamente tardivi, a causa dei lunghi tempi di attesa);

• a fronte di questo stato “di emergenza” le donne siritrovano spesso a dover migrare da una regione all'altra o addiritturaall’estero, mentre (soprattutto tra le immigrate), ritorna a emergere il ricorso all'aborto clandestino (con il malaffare che vi è collegato), una piaga che solo la corretta applicazione della n. 194 aveva debellato;

• questo dato raccapricciante è confermato da azioni delle Forze dell’Ordine che hanno portato addirittura alla scoperta di cliniche e ambulatori fuorilegge. Sono 188 i procedimenti penali aperti solo nel 2012 per violazione della legge n. 194, spesso contro insospettabili professionisti che agivano nei loro studi medici. Ma queste strutture sono controllate in numero crescente anche dalla delinquenza organizzata: l’ultima, smantellata dalla Guardia di Finanza solo poche settimane fa, era gestita a Padova dalla mafia cinese, e incassava circa 4.000 euro al giorno. 
Dunque, traendo profitto dalla non applicazione della legge, si imbastiscono illegalmente affari lucrativi che alimentano a loro volta altri illeciti: agli interventi illegali si aggiunge, ad esempio, il fenomeno dello spaccio di farmaci abortivi, poi somministrati con modalità pericolose e fuori controllo. Sono numerosi, ad esempio, i casi di ragazzine e donne straniere che cercano di indursi l’aborto assumendo dosi massicce di un farmaco per l’ulcera a base di “misoprostolo”, e che viene spacciato a tale scopo da bande sudamericane che lo fanno arrivare nel porto di  Genova dagli Stati Uniti (10 pillole per 100 € al mercato nero, meno della metà se si compra su Internet);

CONSIDERATO CHE:

•  l’esercizio del diritto all’obiezione di coscienza, disciplinato dall’articolo 9 della legge n. 194 del 1978,  da parte del personale sanitario in relazioneall’interruzione volontaria di gravidanza, riveste particolare importanza per le sue ricadute socio-sanitarie sulle donne e per i suoi effetti sulla stessa funzionalità del servizio sanitario nazionale;

•  l'articolo 9 prevede che gli enti ospedalieri e le case di cura autorizzate siano “tenuti in ogni caso ad assicurare l’espletamento delle procedure previste dall’articolo 7 e l’effettuazione degli interventi di interruzione della gravidanza richiesti secondo le modalità previste dagli articoli 5, 7 e 8” ed inoltre che in tale contesto “ La Regione ne controlla e garantisce l’attuazioneanche attraverso la mobilità del personale”;

•  la legge n. 194 oltrea prevedere la tutela di scelte individuali prevede anche delle responsabilità pubbliche. L’obiezione di coscienza è infatti un diritto della persona ma non della struttura, che ha anzi l’obbligo di erogare le prestazioni sanitarie garantite dalla legge;

•  il diritto della donna ad interrompere una gravidanza indesiderata, e quello del personale sanitario a sollevare obiezione di coscienza, dovrebbero poter convivere affinché nessun soggetto veda negata la propria libertà;

•  risulta necessario valorizzare e ridare piena centralità ai Consultori, quale servizio per la rete di sostegno alle donne e quali servizi primari di prevenzione e di controllo del fenomeno abortivo, e attuare una effettiva integrazione fra i consultori e i centri incui si effettua l’interruzione volontaria della gravidanza. Come conferma anche l’ultima Relazione al Parlamento sullo stato di attuazione della n. 194 del 1978,“ nel tempo i Consultori familiari non sono stati, nella maggior parte dei casi, potenziati né adeguatamente valorizzati. In diversi casi l’interesse intorno al loro operato è stato scarso ed ha avuto come conseguenza il mancato adeguamento delle risorse, della rete di servizi, degli organici, delle sedi”;

CONSIDERATO ALTRESI CHE:

•  la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo agli articoli 3, 18 e 25 contempla la libertà,il diritto alle cure mediche ed alla libertà di coscienza”;

•  la Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna, all’articolo 12, prevede che gli Stati parte sono tenuti a prendere “tutte le misure adeguate per eliminare la discriminazione nei confronti delle donne nel campo delle cure sanitarie al fine di assicurare loro, in condizione di parità con gli uomini, i mezzi per accedere ai servizi sanitari, compresi quelli che si riferiscono alla pianificazione familiare”;
                                                                                       
IMPEGNA IL GOVERNO:

a garantire il rispetto e la piena applicazione della legge n. 194 del 1978 su tutto ilterritorio nazionale nel riconoscimento della libera scelta e del diritto allasalute delle donne;

a garantire unriequilibrio del personale medico e infermieristico, come peraltro previsto all'articolo 9 della legge n. 194 attraverso la mobilità del personale, nell'ambito di livelli minimi e di una programmazione regionale, che preveda almeno il 50 per cento di personale non obiettore;

a valorizzare eridare piena centralità ai Consultori familiari, quale servizio fondamentale per attuare vere politiche di prevenzione nonché servizio essenziale per l’attivazione del percorso per l’interruzione volontaria della gravidanza;

ad attivarsi perchél’IVG farmacologica sia proposta come opzione alle donne, che, entro i limiti di età gestazionale imposti dalla metodica, devono poter scegliere quale percorso intraprendere;

a promuovere la conoscenza dei diritti in tema di contraccezione di emergenza, anche tramite adeguate azioni informative sull’esclusione del diritto all'obiezione di coscienza per i farmacisti;

a prevedere azioni di prevenzione dell'interruzione volontaria di gravidanza mediante attività di educazione alla tutela della salute e di informazione sulla contraccezione nelle scuole di ogni ordine e grado.

PARLAMENTARI FIRMATARI
Laura Puppato (Pd), Stefano Esposito (Pd), Laura Cantini (Pd), Lucio Barani (Gal), Valeria Fedeli (Pd), Patrizia Manassero (Pd), Lucrezia Ricchiuti (Pd), Maria Spilabotte (Pd), Francesca Puglisi (Pd), Camilla Fabbri (Pd), Donella Mattesini (Pd), NicolettaFavero (Pd), Stefania Pezzopane (Pd), Sergio Lo Giudice (Pd), Miguel Gotor (Pd), Isabella De Monte (Pd), Nerina Dirindin (Pd), Donatella Albano (Pd), Monica Cirinnà (Pd), Giorgio Pagliari (Pd), Loredana De Pretis (Sel, Felice Casson (Pd), Paola De Pin (M5s), Adele Gambaro (M5s), Mario Morgoni (Pd), Elena Ferrara (Pd), Cristina DePietro (M5s), Magda Zanoni (Pd)

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